sabato 15 dicembre 2018

FACCIO QUELLO CHE MI PARE

In realtà, vorrei ma non faccio sempre quello che mi pare e mi piace.

Siamo così indottrinati dal "dovere", che quasi tutti noi abbiamo dimenticato chi davvero siamo e cosa realmente contribuisce alla nostra felicità.

A sapere disobbedire, sono rimasti i bambini e pochissima gente che, dal punto di vista di noi "normali", ci sembra anarchica, di strane preferenze, a tratti polemica e incoerente.

I migliori maestri possibili sono proprio i bambini. Più piccoli sono, meno sono "contaminati", più vivono il presente e seguono quello che piace loro.

I bambini sono allegri così spesso che ci allarmiamo quando non lo sono; al contrario, per gli adulti è normale essere seri e al contrario, ci interroghiamo quando qualcuno è allegro.

E questo non sembra strano a nessuno???

Anzi, è considerato ovvio.

Ai bambini in tenera età, non è ancora stato instillato il "dovere". Il fare le cose perché gli altri se lo aspettano; il premio (promozione, riconoscimento, ecc.) in cambio di un comportamento ritenuto consono a quello comunemente accettato, quello "comandato".

Tra l'atteggiamento libero da condizionamenti di un bambino e al contrario, seguire le istruzioni dei nostri genitori e della società che ci considera rispettabili se facciamo ...diciamo... crediamo... certe cose, ci stanno infinite vie di mezzo.

Neanche io, che tanto cerco di interrogarmi su me stesso, conduco una vita libera e che ha solo il mio cuore come bussola.

Questo avviene, fondamentalmente e in estrema sintesi, per due ragioni.
  • Siamo essere conviviali e ci serve, a chi più, a chi meno, l'approvazione degli altri.
  • Conformarci a quello che gli altri si aspettano, è conveniente per ottenere in cambio qualcosa.
Siamo quindi costretti a mediare, tra il modello che ci hanno insegnato di "buon cittadino" e quello che è rimasto della nostra personalità, massacrata dalle regole, dai vari insegnanti, dai genitori che, con una tragica, ma non incolpevole, buona fede, ci hanno fatto diventare bravi "soldatini".
Non ultima, la madre di tutti i condizionamenti: la Chiesa Cristiana, che ci ingessa mentalmente, finanche quando non la frequentiamo e magari la critichiamo. 

Siamo immersi nella cultura religiosa occidentale, che ci reprime, crea e alimenta contraddizioni, sensi di colpa, distorcendo, non poco, il vero messaggio attribuito alla figura di Cristo.

Essere liberi è quasi impossibile. 
Anche rientrare pienamente nei canoni di quello che il mondo ci dice che si DEVE fare, è insostenibile. 
Fa sentire facilmente inadeguati e ci spinge nella trappola della competizione, facendoci credere che affrontare sfide, esami e selezioni in cui bisogna prevaricare o, comunque, superare altri individui, è giusto e fa parte della vita.
...invece di aiutarsi gli uni con gli altri!!!

Tanto per fare un esempio. A cosa serve sapere a memoria formule, pensieri e materie intere, solo per superare un esame? Quale normale situazione di vita o lavorativa mi impedirebbe di consultare quel determinato manuale che ho a suo tempo, imparato ad usare?

L'importante è capire, imparare a ragionare e magari anche chiedersi se davvero mi piace l'argomento in questione, piuttosto che imparare a memoria.

Purtroppo, la scuola e la vita, oggi, tendono a fare il contrario. Valgono più i titoli e le informazioni, piuttosto che le attitudini, la formazione e le capacità.

Cosa se ne fa mia madre di conoscere a memoria le fasi del motore a scoppio per avere rilasciata la patente?

A mio avviso, questo serve a vessare la gente. Una sorta di mobbing, per renderci sempre più obbedienti e così dimentichiamo sempre più chi siamo e cosa vogliamo.

Soprattutto negli ultimi anni, competizione e produttività sono giunti ad un eccesso di cui qualcuno (ancora troppo pochi) si sta accorgendo. 

E allora, quanto stai mediando? A quale polo sei più vicino/a? A quello del "bravo soldatino" che esegue tutti i suoi doveri, o a quello del vero te stesso (o te stessa)?

Il disagio, che è sempre più comune nella nostra epoca e che è palesemente aumentato negli ultimi anni, è dovuto proprio al progressivo allontanamento da noi stessi, dovuto all'ambiguità e al curioso dualismo del mondo occidentale, stranamente al di sopra di ogni sospetto.

Ci porta a contestare. A schierarci. A cercare sempre un responsabile, anche quando non c'è. Ci spinge gli uni contro gli altri, invece di cooperare. Induce a crisi d'identità personale, spirituale, sessuale e, non ultima, politica.

La soluzione? 

Disobbedire nel rispetto degli altri!!!

Dal mangiare solo quando e se ho fame; al non riconoscersi necessariamente nel percorso di vita standard (studio, lavoro, matrimonio, figli) al fare il lavoro che davvero mi piace e che farei anche gratis e non perché l'ingegnere o il direttore vendite è socialmente bene accetto e rispettato, oppure perché a mio padre fa piacere così o, ancora, perché fa guadagnare tanto.

A proposito. Chi ha detto che felicità e benessere economico sono incompatibili? ...i soldi non danno la felicità!!! Guadagnare tanto e far bene al nostro spirito, facendo quello che davvero ci piace, non sono mica alternativi!!! Si possono conciliare.

Essere sinceri con se stessi, riconoscere cosa ci rende davvero felici e muoversi in quella direzione.
A volte, il fatto stesso di aver messo a fuoco cosa ci riempie il cuore, già ci dà felicità.

Muoversi in quella direzione, lavorare per rimuovere gli ostacoli, ricercare le condizioni ideali e, eventualmente, crearle, ci conferisce, oltre alla felicità, quella luce diversa negli occhi, la voglia di vivere e la ragione per alzarci la mattina.

Un essere libero ha un'energia grandissima

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